Hai mai visto un frutto con la buccia da serpente? Con il salak scopri gusto e ricette uniche

Hai mai visto un frutto con la buccia da serpente? Con il salak scopri gusto e ricette uniche

Francesco Russo

Novembre 13, 2025

Un frutto che sembra uscito da un banco di curiosità, con una buccia che ricorda la pelle di un rettile: è il salak, il cosiddetto frutto serpente dell’Indonesia. L’immagine che resta impressa è quella delle scaglie bruno‑rossicce, ma il valore del frutto non finisce all’estetica. Chi lo assaggia per la prima volta spesso nota subito la polpa croccante e il bilanciamento tra sapidità e acidità, caratteristiche che ne spiegano l’uso diffuso nelle aree di origine. Questo pezzo ricostruisce origini, aspetti botanici e varietà, offrendo elementi pratici per riconoscerlo al mercato e portarlo in cucina senza errori.

Origini e aspetto: dove nasce il salak e perché lo chiamano “snake fruit”

Il salak è la drupa della palma Salacca zalacca, coltivata da secoli in regioni come Giava, Sumatra e Bali. Cresce in grappoli alla base della pianta e la raccolta è parte delle pratiche agricole tradizionali. La parola “snake fruit” traduce l’evidenza visiva: la buccia è composta da scaglie dure, sovrapposte, che proteggono la polpa durante la crescita e danno al frutto il suo aspetto caratteristico.

Non esiste un unico salak: le condizioni del suolo e del clima hanno generato varietà diverse. Tra le più citate negli studi e nei mercati locali si trovano la Gula Pasir, nota per la dolcezza, la Pondoh, apprezzata per l’aroma, e la Bali, che bilancia dolce e acidulo con una polpa particolarmente soda. Ogni varietà mostra leggere differenze in consistenza e sapore, quindi il tipo scelto può cambiare l’esperienza di consumo.

Per riconoscerne la freschezza, osservare la buccia: un frutto di qualità presenta una superficie tesa e lucida, senza macchie scure o ammaccature. Un dettaglio che molti sottovalutano è la punta affusolata: un salak maturo mantiene una forma definita, mentre i frutti troppo morbidi segnalano un invecchiamento avanzato.

Come mangiarlo e quali preparazioni funzionano meglio

La sbucciatura del salak è un’operazione semplice ma va fatta con attenzione perché i bordi delle scaglie possono risultare taglienti. Si inizia pizzicando la punta e tirando via i pezzi di buccia; all’interno si trovano tre o più lobi, avvolti da una sottile pellicola. Ogni lobo contiene un seme duro da scartare. Lo raccontano i venditori nei mercati indonesiani: il gesto è rapido e pratico.

Il consumo al naturale è la forma migliore per apprezzare la croccantezza e il mix di sapori che varia tra mela, ananas e agrumi. In diversi Paesi del sud‑est asiatico il salak è venduto pronto da mangiare per strada, un esempio di frutto consumato “on the go”. Un aspetto che sfugge a chi vive in città è quanto la temperatura influenzi la percezione del gusto: freddo e calore cambiano la sensazione di acidità.

Oltre allo spuntino, il salak si presta ad aggiunte in insalate di frutta e piatti salati con gamberi o pollo, dove la sua nota acidula equilibra gli ingredienti. La polpa può essere candita, trasformata in conserve o cotta in sciroppo per dessert. Negli ultimi anni alcuni chef sperimentano anche chips fritte di salak: un uso meno tradizionale ma funzionale alla sua consistenza.

Valore nutrizionale, conservazione e segnali di deterioramento

Il salak è più calorico di molti frutti freschi per il suo contenuto di carboidrati, ma fornisce nutrienti utili: è fonte di vitamina C e vitamina A, oltre a minerali come potassio, ferro e calcio. Contiene anche composti antiossidanti — flavonoidi e polifenoli — che in studi preliminari vengono collegati a effetti positivi sullo stress ossidativo. Secondo alcune rassegne, nelle medicine tradizionali locali il frutto è impiegato per disturbi visivi e anemia, anche se le evidenze scientifiche restano limitate.

Per conservare il salak, due opzioni principali: a temperatura ambiente, lontano da luce diretta, si mantiene per qualche giorno; in frigorifero, nel cassetto frutta e verdura, può durare fino a due settimane. Il freddo rallenta la maturazione e preserva la consistenza. Si consiglia di non lavarlo prima della conservazione per evitare umidità e muffe.

Come riconoscere un frutto oltre l’uso? Segnali di deterioramento sono la buccia opaca con macchie scure, una consistenza eccessivamente morbida e odori fermentati. All’interno la polpa diventa molle e acquosa, perdendo la caratteristica croccantezza: in quel caso è meglio scartarlo. Un fenomeno che in molti notano solo d’inverno è la minore reperibilità nei mercati europei, dove il salak resta un prodotto di nicchia ma sempre più ricercato in diverse città italiane, soprattutto nei negozi specializzati e nei mercati etnici.